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OTTOBRE 2000

      Arte & cultura
        Una mostra alla galleria Ghelfi
     I fiori e le nature morte di Eugenio Galiano

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La Galleria Ghelfi (sotto i Portici del Gambrinus) propone le opere di Eugenio Galiano, un artista calabrese, che ha al suo attivo numerose rassegne nelle principali gallerie italiane e straniere. I fiori nel loro dinamismo di forme e colori, insieme ai paesaggi e le nature morte sono i soggetti preferiti da Eugenio Galiano.
Ecco cosa scrive di questo artista Franco Celiotto nell'elegante volume edito da Ghelfi.
E' stato il delicato poeta Percy B. Shelley, protagonista dell'epoca romantica inglese assieme a Lord Byron a ricordarci, malinconicamente, la caducità e la fragilità del fiore, pronto a morire in un giro di tempo, a volte brevissimo, soverchiato dall'incalzare della sorte che poi è la stessa degli uomini. Ma c'è un modo per rendere eterna la bellezza di un fiore, e duratura oltre ogni legge, la sua fragranza: quello di dipingerlo, di fissarlo sulla tela; ma soltanto con quell'efficacia, quell'amore, quella valenza artistica di cui anche in tale genere ha dato gran numero di prove il calabrese Eugenio Galiano, già famoso per i suoi intensi paesaggi e per i segmenti di "pittura incantata" che sono le nature morte. Nelle nature morte troviamo la medesima illuminazione vivificatrice della sua infinita gamma di paesaggi spesso con la presenza, anche preminente, accanto ai più disparati oggetti, dei fiori medesimi come puntuali riscontri e ritorni quasi ad indicare come i ruoli di tutto ciò che circonda l'uomo nel suo quotidiano esistere non siano separati ma al contrario, strettamente associati nello stesso destino sia pure mantenendo ognuno le proprie diversità di forma e materia. Tutte le forze dell'espressione convergono, in Galiano, al centro di un colloquio intensissimo con la natura sulla scia di una tradizione viva e vitale, non certo disposta a chiudersi in se stessa e ad impedire ogni eventuale sviluppo futuro, apertura che specie taluni quadri rivelano. Ma in ogni caso è sicuramente il suo impegno cromatico a condurgli il filo dell'evocazione alla ricerca - si tratti di fiori o nature morte o di queste e quelli assieme - dello sgorgare del sentimento e di una speciale nobiltà delle cose, anche le più umili, private del peso della materia, verso una elevazione totale, pur conservando le differenziazioni distinguibili. Si potrebbe parlare di autentico suo amalgama con la natura quando, spesso, fisicamente vi si immerge con tavolozza e pennelli, per coglierne appieno la magia e interpretare la sacrale solennità nei boschi trionfanti della "sua " Sila, lungo i torrenti, sulle pendici dei monti e delle colline, tra quella vegetazione esuberante ai bordi delle campagne popolate, con i loro cieli, di quelle stesse creature che poi Galiano ritrarrà nei suoi quadri. In tal modo, immedesimandosi nella perenne vicenda naturalistica, affrontando e superando continue esercitazioni dello spirito, è riuscito a cogliere, attraverso la sua ricchissima gamma cromatica ma anche la sapienza grafica, la suggestione di questi amatissimi apporti, con una singolare capacità di comunicare poesia.

 

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