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MARZO 2010

      Personaggi
        Scomparso sei anni fa, con la fiction di Pinocchio ha ottenuto di nuovo un grande successo su RaiUno
     Nino Manfredi, insuperabile Geppetto

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Luca de Simone

E'scomparso già da sei anni, il 4 giugno 2004, all'età di 83 anni, ma la sua interpretazione di Geppetto nello sceneggiato televisivo Pinocchio resta insuperabile. la conferma è venuta, nel novembre scorso, quando la fiction è stata riproposta da RaiUno ed ha ottenuto il 31,8% di share e 7 milioni e 723mila spettatori.
Nino Manfredi è stato un amico della città ed era considerato l'ultimo dei grandi attori del cinema italiano del secolo scorso, dopo le morti di Ugo Tognazzi (1990), Marcello Mastroianni (1996), Vittorio Gasman (2000) e Alberto Sordi (2003).
Nato a Castro dei Volsci il 22 marzo 1921, quello del grande attore ciociaro è un percorso artistico ed umano che si intreccia con alcune delle pagine più brillanti della storia del nostro cinema, del teatro e della televisione del dopoguerra. Laureato in giurisprudenza, frequenta l'Accademia d'arte drammatica, attore di grande sensibilità e di immediata simpatia, raggiunse la popolarità alla fine degli anni Cinquanta grazie ad una serie di film fortunati e di celebri macchiette televisive (come quella del ciociaro di Ceccano) in cui si è specchiata l'Italia del boom. Il successo arriva nel 1953, quando si afferma come attore comico alla radio e in rivista.
Gran successo con Un trapezio per Lisistrata nel 1958 e con Rugantino nel 1963. Di pari passo va al cinema, dove alterna parti dialettali e di caratterista, spesso in coppia con Alberto Sordi, a parti di protagonista con Camping, nel 1957, diretto niente di meno che dall'esordiente Franco Zeffirelli e girato in gran parte a Montecatini (nella foto). Dall'Audace colpo dei soliti ignoti a Straziami ma di baci saziami, da Gli amori difficili a Pane e cioccolata Manfredi ha impersonato il ritratto di un italiano furbo ma non vile, allegro ma non spensierato.
Ma Manfredi si è anche cimentato con successo nella regia (ottimo l'esordio con Per grazia ricevuta del 1971) ed a teatro (sia come interprete di musical storici con Garinei e Giovannini, che come autore in W gli sposi del 1990). In televisione ha spaziato dal varietà del sabato sera (Canzonissima) ai grandi sceneggiati, come il Pinocchio di Comencini del 1971, in cui impersonò in maniera straordinaria il ruolo di Geppetto. Una curiosità: prima di Linda e il brigadiere, Manfredi aveva già interpretato la parte di un poliziotto in uno sceneggiato di RaiUno, per la precisione in Un commissario a Roma, un grande successo del 1992. Cinque anni dopo, anche se retrocesso (da commissario a brigadiere) e mandato in pensione, per il poliziotto Manfredi il successo è rimasto immutato.
Non sempre la critica è stata benevola con lui, spesso sarà accusato di «non rinunciare a nessun vezzo gigionesco», ma il grosso pubblico lo applaude e lo consacra come uno dei suoi beniamini.
Nel 1970 esce con Per grazia ricevuta. È Oreste del Buono ad incoraggiarlo ad affrontare questa storia piuttosto autobiografica, e per ringraziamento Manfredi chiamerà Oreste uno dei personaggi principali. Il film è record d'incassi per la stagione 1970-71 e premio opera prima a Cannes. E Manfredi canta anche le canzoni Per grazia ricevuta e Me pizzica, me mozzica. Del resto, lo si era già sentito cantare sia nella rivista sia in televisione.
Passano gli anni, Manfredi diventa testimonial di una marca di caffè e si attira critiche a non finire, ma lui non ci fa caso. La critica cinematografica parla di «affinamento dei suoi mezzi comici grazie ad una continua presenza», lo esalta per C'eravamo tanto amati del 1975. Con In nome del papa re, tornano le critiche alla gigioneria, alla didascalicità, ma il pubblico batte le mani al suo anticlericalismo beffardo. Critica e pubblico sono d'accordo per Cafè express, 1980 diretto da Nanny Loi, nel sottolineare la sua vena agrodolce. Nel 1981 eccolo sceneggiatore, interprete e regista di Nudo di donna e da questo momento, per la critica, si dedicherà a film poco impegnati. Con Spaghetti House tornano le accuse di gigioneria che lo hanno accompagnato e lo accompagneranno finché continuerà a recitare.
Gigiona, gigiona a più non posso, ma piace, piace tanto al pubblico televisivo.
Nel privato? Una vita da sempre la moglie Erminia, e come figli un maschio Luca e una femmina Roberta, oltre alla figlia naturale Tonina,che gli hanno regalato sette nipoti.
Più volte è tornato a Montecatini per girare film o per prendere parte a spettacoli televisivi dal teatro Verdi. E' in una di queste occasioni che ci rilasciò questa intervista.
-Lei ha quasi cinquant'anni di successi alle spalle: ha un segreto particolare per questo e per non stancare il pubblico?
«Lo devo alla preparazione. Io credo di essere uno dei pochi, senza temere di essere presuntuoso, uno dei pochi ad essere veramente preparato. Continuo a studiare ancora oggi a distanza di quasi quarant'anni da quando, nel 1946, mi sono diplomato e laureato quasi allo stesso momento in Accademia. Ancora oggi se devo impostare e costruire un personaggio la mia fatica ritorna all'Accademia, a quello che mi hanno insegnato, alla scuola che io ho seguito. Il segreto è questa grande preparazione, il grande amore per la professione, essere a contatto con la realtà con i giovani che possono dare moltissimo a noi. Se non ci bagniamo continuamente nella giovinezza, invecchiamo immediatamente».
- I suoi film con Sordi?
«Sono stati pochi, purtroppo. Nella vita, tra l'altro, siamo molto amici. Io credo che il nostro sarebbe un incontro bellissimo in qualsiasi film ci fosse l'occasione di recitare insieme».
-Il bilancio della sua carriera è tutto positivo o vorrebbe cancellare qualcosa?
«Secondo me è tutto positivo, compresi gli errori. Lo sbaglio, quando si riconosce, serve a migliorare ed a cambiare. Secondo me, un uomo che considera positiva tutta la sua carriera e la crede tutta riuscita mi preoccupa anche un pochettino. Se invece uno considera positiva la sua carriera perché metà sbagliata, questo io comincio ad amarlo ed a capire che è una persona intelligente, perché sicuramente avrà sofferto davanti alle situazioni sbagliate, ma ne avrà approfittato per modificare o per capire. Artisticamente poi bisogna avere l'intuizione giusta, non basta più il talento. Quella dell'attore è una professione molto complicata ed in Italia siamo in pochissimi a saperlo».
- Cosa legge?
«Tutto quello che mi capita. In particolare i racconti di cronaca, la vita ha sempre più fantasia di noi. Capita che si legga una cosa incredibile di cronaca e nasce il personaggio. Non riesco più a leggere un libro intero. Ho letto tanto, i grandi maestri in particolare. Oggi non ho più tempo: ho troppi copioni e questa è una grave mancanza, ma purtroppo oggi nella vita bisogna specializzarsi per continuare a dare qualcosa».
- Qualche hobby?
«Il mio lavoro. E il più bel lavoro del mondo il mio. Per questo io dico a tutti: sceglietevi un lavoro che vi piace, altrimenti quello diventerà una condanna. Io ci sono riuscito e mi ritengo fortunato perché questo era quello che volevo fare, l'ho fatto e mi è anche riuscito bene, proprio perché ancora da quarant'anni non faccio che studiare e prepararmi».

 

 

 

 

 

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