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GIUGNO 2003

      Storie di Vip
       Napoleone gestì per tanti anni la Locanda Maggiore, che ebbe tra i suoi ospiti illustri Giuseppe Verdi
     Melani, il primo grande albergatore

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Roberto Pinochi

Napoleone Melani è stato il primo, grande albergatore dei Bagni di Montecatini e uno dei padri dell'ospitalità termale a cavallo tra '800 e '900. Era figlio di Elisa Valiani, i cui genitori Giuseppe e Carlotta avevano gestito la Locanda Maggiore per molti lustri fino circa al 1880. Aveva poi stretto ancora di più il suo rapporto con Montecatini sposando una ragazza schiettamente bagnaiola, Italia Silvestri, proprio nella città delle acque nel 1881. Dalla metà degli anni '80 assunse in prima persona la gestione della Locanda Maggiore, che terrà per oltre un ventennio.
Innumerevoli e originali le sue iniziative per movimentare la vita del paese, allora alquanto sonnolenta nonostante la grande affluenza estiva nei circa trenta alberghi e altrettanti affittacamere esistenti. Manca un teatro, o meglio esiste solo una angusta arena estiva chiamata Santarelli dal nome del suo proprietario pesciatino, e allora Napoleone ne organizza uno, il Teatro delle Varietà nel giardino della Locanda Maggiore, con ballerine e prestigiatori, ma anche con cartelloni di opere liriche come il Don Pasquale; la stagione si esaurisce con l'estate, e allora lui promuove una convenzione con i Ministeri, e a settembre e ottobre Montecatini si affolla degli impiegati civili del Regno, ospitati alla Locanda e curati alle Terme con sole sei lire tutto compreso; manca la luce elettrica, lui la introduce nelle 200 camere del suo albergo e nel teatro, ma anche a sue spese sul viale del Tettuccio, non ancora Verdi, organizza pranzi e cene con sapienti menu per ogni ricorrenza, nei quali ospita Grocco e Casciani, Verdi e Baragiola, Simoncini e Fedeli; a Montecatini manca un giornale che stuzzichi la curiosità degli ospiti con le notizie dalle terme, e lui ne fonda uno, il Tettuccio, poi Corriere dei Bagni, dove si elencano insieme a pettegolezzi e vignette anche i nomi degli ospiti, illustri o meno noti, degli alberghi montecatinesi; a Montecatini Alto arriva la funicolare nel 1898, e subito Napoleone ci impianta un ristorante, lo Chalet Melani, in legno, che diventa un'attrattiva per il Castello e che ospiterà anche Verdi (salvo poi bruciare completamente nel 1904 probabilmente a seguito di un atto doloso); la Grotta Giusti affascina Verdi, che gli consiglia di assumerne la gestione, e lui si getta a capofitto anche in quest'altra operazione. E poi Melani gestisce coi suoi fratelli Vittorio e Jacopo i ristoranti di molte stazioni ferroviarie italiane, commercia in vino, spumante, cognac, infiasca e spedisce l'acqua termale del demanio. La sua figura massiccia e bonaria, l'eterno mezzo sigaro in bocca fanno ormai parte del panorama montecatinese. Alla Locanda Maggiore scendono Tamagno e Fregoli e un'infinità di deputati e senatori del Regno. Ma qualcosa comincia a cambiare, specialmente dopo che all'inizio del secolo arriva a Montecatini la potente Società milanese dei Grandi Alberghi Spatz e Suardi, che acquista il Grand Hotel La Pace, e poi, nel 1904, anche la gestione della Locanda Maggiore.
Melani comincia a disamorarsi, gli viene respinto un progetto per creare un imponente albergo a Montecatini Alto col pretesto di un pericoloso spostamento delle mura. Allora si getta in altre inziative fùori Montecatini, gestisce prima le Terme di Porretta reduci da un fallilnento, poi quelle di San Giuliano, infondendo ovunque grandi speranze e aspettative. Continua a gestire il Ristorante e Albergo Globo a Pistoia, che è la città dove è nato e dove morirà a soli 59 anni nel 1917.
Il neonato Comune dei Bagni di Montecatini nel 1908 gli aveva conferito la cittadinanza onoraria, forse per riparare agli screzi degli ultimi tempi. Al pranzo di festeggiamento partecipa suo figlio, l'avvocato Raffaello. Napoleone tornerà qualche volta a rivedere con nostalgia la sua Locanda, che ha ingrandito e abbellito nel corso di vent'anni, sempre accolto dagli ospiti vecchi e nuovi come un caro amico, che tutti rimpiangono per la generosità e l'affabilità innate.

 

 

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