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Luca de Simone
Nella rubrica
riservata ad argomenti di medicina e di salute questa volta
ci occupiamo dell'artrosi, una malattia che coinvolge
tantissime persone. Approfondiamo l'argomento con questa
intervista alla dottoressa Francesca De Giorgio, che a
Montecatini svolge l'attività di remutaloga alla Casa
di cura Santa Rita.
Attrosi è un termine molto usato nel
linguaggio comune, ma cosa significa
esattamente?
L'artrosi o osteoartrosi è una malattia articolare
cronica che colpisce la cartilagine, tessuto che ricopre i
capi articolari con il compito di ammortizzare, distribuire
il peso e permettere lo scorrimento delle superfici
articolari. L'osteoartrosi è considerata una malattia
molto diffusa, indubbiamente la più comune tra le
malattie reumatiche. La sua frequenza aumenta con
l'età e colpisce i due sessi in eguale misura.
Quale è la causa di questa malattia appunto
molto diffusa?
La causa è ancora sconosciuta; attualmente si ritiene
che vari fattori contribuiscano all'insorgenza
dell'osteoartrosi, fra i quali i più importanti sono
l'invecchiamento, la predisposizione ereditaria, i traumi,
le attività professionali e sportive,
l'obesità, le artriti. Questi fattori favoriscono, in
qualche modo, la precoce usura e di conseguenza la
degenerazione della cartilagine articolare.
Come si presenta?
Il dolore è il primo sintomo ed il più
importante poiché induce il paziente a rivolgersi al
medico. Nella fase iniziale della malattia è di
modesta entità e talora compare come semplici fitte
dolorose soprattutto all'inizio del movimento, scompare a
riposo ed è assente nelle ore notturne, si accentua o
compare con l'affaticamento e risente degli eventi
meteorologici come l'umidità ed il freddo.
Nell'osteoartrosi avanzata ed in particolare a livello
dell'anca e del ginocchio, il dolore è presente anche
durante il riposo e nelle ore notturne.
Cosa accade successivamente?
In questa fase compaiono deformità scheletriche e
limitazioni funzionali. Le lesioni artrosiche purtroppo non
sono reversibili per cui l'osteoartrosi non può
evolvere in guarigione. Può dare invalidità
soprattutto quando colpisce le anche e le ginocchia
determinando ostacolo alla deambulazione e anche solo alla
stazione eretta.
Cosa si può fare per prevenire o ritardare
l'evoluzione clinica della malattia?
In primo luogo è importante rimuovere fattori di
rischio come il sovrappeso, le asimmetrie scheletriche, le
alterazioni metaboliche (ipercolesterolemia, iperuricemia,
iperglicemia), ed eventuali attività lavorative o
sportive che inducono lo stesso movimento articolare sotto
sforzo.
Come si può curare?
La terapia farmacologica ha come obbiettivo quello di
combattere il dolore per permettere al paziente di svolgere
le proprie attività quotidiane, ritardando il
più possibile gli esiti invalidanti della malattia.
Ai farmaci antidolorifici si associano quindi dei farmaci
condroprotettori la cui azione è quella di proteggere
la cartilagine. Un ruolo importante è svolto anche
dalla terapia fisica e termale con l'applicazione di calore
nelle varia forme a scopo antalgico (ultrasuoni,
radarterapia, baineoterapia, fanghi).
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