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MARZO 2007

      Personaggi
        Anche Montecatini celebra il 50° anniversario della morte del più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi
    Omaggio al mito di Toscanini

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Luca de Simone

Il 2007 è l'anno delle celebrazioni di Arturo Toscanini, il più grande direttore d'orchestra di tutti i tempi. Il 16 gennaio 1957 morì a Riverdhale (New York). Aveva novant'anni. L'Italia e il mondo intero si mobilitano per ricordarlo e anche Montecatini deve tributare il suo omaggio ad uno dei suoi ospiti più illustri. Infatti, Toscanini frequentava le Terme con la sua famiglia quasi ogni anno. Alle Terme per cura, per relax, ma anche per incontrarsi con i grandi musicisti della sua epoca, in primis Giacomo Puccini. A Montecatini, infatti, furono presi accordi per la prima della «Fanciulla del West» al Metropolitan di New York e ci fu l'incontro, presente anche Giovacchino Forzano, per la messa in scena di Turandot, appena un mese prima della morte di Puccini. Senza dimenticare che il Maestro diresse la prima di «Pagliacci» e poi rimase sempre in contatto con Leoncavallo, che dal 1912 fino alla morte nel 1919 visse proprio a Montecatini.
Arturo Toscanini, nato a Parma nel 1867, divenne direttore d'orchestra in maniera del tutto casuale, quando a Rio de Janeiro, da violoncellista in orchestra, salì sul podio a sostituire un collega fischiato. Oggi è considerato un simbolo della musica italiana e internazionale. Direttore leggendario, il suo nome è legato soprattutto alla Scala, che fu per anni il «suo» teatro e alla orchestra NBC di New York, dove svolse gran parte della sua attività, dopo che ebbe lasciato definitivamente l'Italia per contrasti con il Regime.
Le celebrazioni toscaniniane comprendono anche la campagna «Viva Toscanini» promossa da un Comitato Internazionale e che, in sinergia con la Rai, coinvolge istituzioni, enti pubblici e privati. In particolare, ha organizzato le mostre «Toscanini e il suo tempo» a Roma e «Le donne della famiglia Toscanini» (da Carla a Wally a Emanuela Castelbarco) a Milano; 15 seminari sulla figura e l'opera del Maestro; una rassegna cinematografica sugli italiani nel resto del mondo, in una prospettiva storica che vuole riflettere anche sulle vicende che portarono Toscanini a espatriare. E ancora un incontro di giovani direttori d'orchestra, un grande concerto finale alla Fenice con l'orchestra sinfonica di Tel Aviv. (info: www.vivatoscanini.it).
In programma anche varie trasmissioni dedicate al Maestro in onda sulle tre reti di Stato, in America sarà Lorin Maazel a ricordarlo con una tournée di concerti in varie città degli Stati Uniti, a partire da New York. Nella grande mela è stata anche allestita una mostra delle opere d'arte che Toscanini collezionò nella sua vita, arrivando più volte a dire «Non so se mi piaccia di più la musica o la pittura».
In questa festa della memoria del grande musicista emergono particolari inediti o che erano caduti nell'oblio. Come quello relativo alla somma, allora molto ingente, che subito dopo la prima Guerra Mondiale donò in modo anonimo per il rilancio della Scala. Centomila lire di allora, una somma veramente considerevole, di cui restò traccia in una targa collocata nel ridotto, che ricorda la donazione lasciata da un non meglio specificato «NN». Lo rivela il giornalista e scrittore Renzo Allegri: «Il particolare mi fu rivelato nel 1972 dalla figlia di Toscanini, Wally, che in quel momento era particolarmente amareggiata perché era uscita l'opera discografica completa del padre e la Scala non aveva celebrato degnamente l'avvenimento. "Lo sa chi è quell' NN ricordato dalla targa alla Scala? Era mio padre!"». Il lascito, secondo quanto racconta Allegri, che a sua volta riporta il racconto delle figlie Wally e Wanda, col supporto dei documenti d'epoca, risale al 1918. Allora la Scala era un teatro privato che, con la crisi della Grande Guerra, aveva chiuso e non riusciva a riprendere le rappresentazioni. Arturo Toscanini) si fece promotore di una sottoscrizione alla quale parteciparono numerose banche milanesi e vari privati, con lasciti oscillanti tra le mille e le cinquemila lire. Nella lista dei sottoscrittori risulta anche Toscanini, con una cifra di mille lire. Ma in forma anonima il Maestro volle donare molto di più, addirittura centomila lire. Per riconoscenza venne apposta la targa.
D'altronde il musicista, trasferitosi nel 1931 negli Stati Uniti per i contrasti con Mussolini e col fascismo, rimase sempre molto legato alla Scala. Anche dopo la guerra, nel 1946, fece di tutto per collaborare alla ricostruzione del teatro, tra cui una donazione di un milione di lire. E proprio a Milano avrebbe voluto concludere la sua folgorante carriera, con la rappresentazione di una grande opera: prima pensò all'«Otello» per il quale escogitò soluzioni scenografiche rivoluzionarie, poi passò al «Macbeth» che avrebbe dovuto essere interpretato dalla Callas, infine si buttò sul «Falstaff», l'opera prediletta dal Maestro e messa in scena decine di volte nella sua lunga carriera. Ma la figura del Maestro era ormai ritenuta ingombrante, e alla fine non se ne fece nulla.
Arturo Toscanini rifiutò la carica di senatore a vita. Ricevuta la nomina da Luigi Einaudi, si rinchiuse nella sua camera per un'intera giornata, alla fine della quale dettò il telegramma con il quale rinunciava. Inoltre, non volle mai essere celebrato come «eroe dell'antifascismo», pur avendo sempre avversato il regime. Quando, dopo la guerra, lo invitarono a tornare in Italia proprio per celebrarlo per le sue posizioni politiche, risposte: «Sono un musicista e tornerò solo per suonare alla Scala». Al di là degli indiscussi meriti artistici, forse è proprio per questo suo carattere forte, impulsivo e trascinante che Arturo Toscanini è entrato non solo nella storia della musica ma nell'immaginario popolare.

 

 

 

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