Tutto Montecatini Tutto MontecatiniTutto Montecatini

 

GENNAIO 2011

      Personaggi
       Il grande musicista è scomparso il 27 gennaio 1901: volle al suo capezzale il medico-amico di Montecatini
     Verdi, l'ultimo passo assistito da Grocco

pixel.gif (42 byte)

Luca de Simone

Giuseppe Verdi venne per la prima volta a Montecatini (estate 1882), l'Italia unita era una realtà da una ventina di anni. I suoi ottantotto anni di vita (10 ottobre 1813-27 gennaio 1901) coprono l'intero arco del Risorgimento. A Montecatini ritrovò l'ambiente ideale per comporre musica, dopo più di dieci anni di silensio dai trionfi di Aida (Cairo, 1871). Ormai si sentiva un musicista inaridito ed, invece, nella città delle Terme, ritrovò la vena per comporre capolavori come Otello (Milano, 1887) e Falstaff (Milano, 1893).
Il grande compositore fu fedele ospite di Montecatini per 18 anni. L'ultima volta venne pochi mesi prima della morte. Prima di partire, quasi fosse un presentimento, si fece promettere dal dottor Pietro Grocco, direttore sanitario delle terme e suo medico di fiducia, che sarebbe accorso al suo capezzale, in caso di grave malattia, quando avrebbe ricevuto un telegramma con una frase convenzionale.
La solitudine ormai lo affligge ogni giorno di più. A dicembre del 1900 decide di partire per Milano per trascorrere il Natale all'albergo de Milan in compagnia della cugina Maria Carrara-Verdi, di Teresa Stolz, di Arrigo Boito, della famiglia Ricordi e del poeta romanesco Cesare Pascarella. Riceve una valanga di auguri da amici e conoscenti sparsi un po' ovunque. Dice in tono scherzoso: «Mangio poco, dormo poco e mi annoio molto. Non avrei mai creduto d'aver a desiderare come suprema felicità due buone gambe...».
Il 18 gennaio scrive alla cognata Barberina: «Sono da quasi quindici giorni in casa perché ho paura del freddo! Oggi però è una bella giornata; ma io sono ferocemente attaccato sulla mia sedia e non mi muovo. Speriamo nei giorni migliori». La mattina del 21 viene accuratamente visitato dal dottor Caporali. Lo trova in buona salute. Verdi si riveste, sulla sponda del letto, aiutato dalla fedele governante romagnola, Teresa Gentilini. Trova difficoltà ad abbottonarsi il gilet. Gli sembra che troppi bottoni non obbediscano più alla sua mano diventata all'improvviso distratta e stanca. Anche la governante glielo fa notare e Verdi prontamente replica: «Bottone più bottone meno...», e queste sono le sue ultime parole, prima di stramazzare rivelto sul letto. La cameriera chiede aiuto, torna il medico, ma la situazione appare ormai irriversibile: un attacco di emiplegia destra ha paralizzato il Maestro. Parte il telegramma convenzionale e da Montecatini Grocco si precipita al capezzale di Verdi, ormai incosciente. Gli avvicina all'orecchio il suo orologio per fargli sentire la musica familiare del carillon da anni cara a Verdi. Per un istante Verdi apre gli occhi come per dire che ha capito che il suo caro amico, il medico in cui ha sempre riposto tanta fiducia, è lì accanto a lui.
Nell'appartamento si sono riuniti Boito, Ricordi, la Carrara Verdi, Giuseppe Giacosa, Giuseppe Spatz, proprietario dell'albergo, il cognato Demetrio Barezzi, il fratello superstite di Margherita, la prima moglie del Maestro. Il cuore del Vecchio resiste per otto giorni, completamente immobile nel letto. La situazione lentamente si aggrava: ogni dieci-dodici respiri segue una pausa e le pause si fanno via via più frequenti e più lunghe. Il ritmo cessa e riprende; per interminabili secondi non un moto, un sussulto, poi la vita e l'armonia del fiato ritornano udibili.
Grocco rimane sempre lì, fisso al suo fianco, non lo lascia un solo secondo. Ogni tanto si alza e gli controlla il respiro con l'orecchio appoggiato al petto. Finché l'ultimo soffio di vita è come il cadere della bacchetta dal podio. E' la notte fra il 26 e il 27 gennaio, alle 2.50. Verdi muore senza riconoscere nessuno di quelli che gli stanno intorno.
Fuori è freddo e buio. Il Comune aveva fatto stendere della paglia davanti all'albergo perché il traffico mattutino dei carri non disturbasse il Maestro. Appena si propaga la notizia della morte del compositore, arrivano telegrammi di condoglianze del Re, dei ministri, dei presidenti della Camera e del Senato, di tenori, soprani, direttori d'orchestra e impresari, ma anche quelli di gente del popolo tipo l'umile prete di campagna che scrive: «La Vergine degli angeli ti copra col suo manto».
Le sue ultime volontà rispecchiano i modi semplici con cui aveva caratterizzato tutta la sua vita. Queste alcune frasi del suo testamento: «Ordino che i miei funerali sieno modestissimi e si facciano allo spuntar del giorno od all'Ave Maria di sera, senza canti e suoni. Basteranno due preti, due candele ed una croce.» Ordina anche che non venga mai toccato il grande parco di S. Agata, cresciuto insieme alla sua fama.
E le sue ultime volontà sono rispettate. I funerali si svolgono la mattina del 30 gennaio, su un carro di terza classe, alle sei e mezzo, senza alcuno sfarzo. Però, i funerali solenni avvengono il 20 febbraio. Una folla immensa saluta le salme di Giuseppe e Giuseppina Verdi, che lasciano il cimitero monumentale per una cripta nella Casa di riposo, quella costruzione che Verdi ha considerato l'ultima sua grande opera. Nel suo testamento aveva espresso «il vivo desiderio di essere sepolto in Milano con mia moglie nell'oratorio che verrà costruito nella Casa di Riposo dei musicisti da me fondata».
Il Comune di Montecatini è rappresentato da Luigi Baragiola con delibera adottata il 28 gennaio dal Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria. Viene deciso anche che «al Viale ora denominato del Tettuccio, per il tratto che va dalle Terme al Tettuccio, viene imposto il nome di Viale Giuseppe Verdi; al tratto di mura castellane, che va dallo scalo della Funicolare allo Chalet Melani, è imposto il nome di Passeggiata Giuseppe Verdi».
Durante le esequie un coro diretto da Toscanini e una folla di migliaia di persone intonano l'inno del trionfo giovanile di Verdi: «Va pensiero, sull'ali dorate...».
Nell'ultimo viaggio, dunque, il grande compositore viene accompagnato dalle note della sua musica che avrà gloria eterna.

Share |

 

Torna al sommario

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto Montecatini