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MARZO 2008

      Personaggi
        E' scomparso ad 84 anni il più famoso driver di una lunga dinastia. Ha vinto più di 5000 corse
     L'ippica ha perso il «Re» Vivaldo Baldi

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Luca Lubrani

L' ippica e l'ippodromo di Montecatini hanno perduto l'ultimo re.
All'età di 84 anni è morto Vivaldo Baldi, una delle leggende del trotto italiano e uno dei più grandi personaggi degli ippodromi italiani. La carriera di Vivaldo, il più famoso della lunga dinastia dei Baldi e figlio di Omero detto «Cincerina», è stata lunghissima.
Il primo successo importante arrivò con Scrivia nel '42 nel premio Toscana, l'ultimo gran premio è del 1987 con Eliano nel Due Mari a Taranto. In mezzo anche un incidente in allenamento in cui rischiò la vita e che incise per sempre sul suo volto segnato da una profonda cicatrice.
In carriera Vivaldo ha superato quota cinquemila vittorie. Memorabili le sue sfide con Sergio Brighenti negli anni '60, degne dei duelli fra Coppi e Bartali. Brighenti guidava il «biondo» Tornese, Vivaldo, Crevalcore, il cavallo «nero come la notte». Tanti i cavalli passati nella sua scuderia. Fra i più noti Birbone, Checco Pra, The Last Hurrah, e più di recente Enriquillo, Fedone, Eliano. Per un certo periodo ha avuto in allenamento anche Delfo, il grande ribelle. Con le sue mani magiche il campione indigeno seppe vincere il Campionato Europeo.
Vivaldo Baldi in corsa era astuto come pochi e sapeva guidare al millimetro. Faceva spettacolo anche quando perdeva. Una volta con Crevalcore tentò l'International Trot a New York, quello che veniva considerato il campionato del mondo. Crevalcore sbagliò in partenza e perse parecchi metri, però incitato da Vivaldo fu autore di un recupero eccezionale. Arrivò secondo a pochi centimetri dal franco-olandese Hairos II che avrebbe dovuto essere squalificato per andatura irregolare negli ultimi metri. Gli appluasi degli americani furuno tutti per lui.
La corsa cui Vivaldo ha legato maggiormente il suo nome è stata quella più famosa del nostro trotto, il Lotteria di Napoli. «Diecione» l'ha vinta cinque volte: con Birbone ha siglato le edizioni del '52, '53 e '55. La prima vittoria fu memorabile, dietro a Vivaldo giunse secondo suo padre Omero con Agrio. Spesso, infatti, padre e figlio correvano insieme, nella stessa corsa aiutandosi tatticamente e per gli avversari non c'era storia. tanto che il driver russo Finn, uno dei più forti dell'epoca diceva: «Un Baldi si può anche battere, due no». Poi altra doppietta nel '78 e nel '79 con l'americano The Last Hurrah. Dopo ogni successo memorabili le cene dal ristorante «Zi Teresa» di Napoli con tutti i sostenitori che arrivavano appositamente dalla Toscana per seguirlo e per applaudirlo.
Altra corsa cara a Diecione il Campionato Europeo a Cesena, vinto per ben sei volte, due con The Last Hurrah e Birbone e una con Delfo e Crevalcore.
Nella corsa di casa - il gran premio Città di Montecatini - ha trionfato per ben sette volte. Nel suo palmares anche il titolo di campione italiano guidatori e tanti successi nei gran premi italiani.
Crevalcore è stato forse l'allievo a cui era più legato. Il «moro» era un cavallo di talento ma anche bizzoso e imprevedibile. Solo Vivaldo sapeva frenarne gli ardori e graduarne l'enorme potenza.
Di The Last Hurrah diceva invece che «sapeva leggere e scrivere. Faceva tutto lui, io avrei potuto soltanto sbagliare e buttare al vento la vittoria». Ma con Vivaldo in pista questo non succedeva quasi mai.
Vivaldo Baldi non poteva vivere lontano dalle scuderie, dai cavalli, dagli ippodromi. Tanto che lo scorso anno aveva voluto rinnovare ancora una volta la licenza nonostante i suoi 83 anni. «Per adesso mi mantengo in forma con passeggiate in bicicletta in Versilia - aveva detto appena lo scorso gennaio - ma a primavera tornerò a correre. Ho voglia di provare ancora quell'emozione di stare in sediolo a un cavallo. I cavalli sono stati sempre la mia vita e ancora adesso non riesco a rinunciare a questo meraviglioso sport».
Invece se n'è andato per sempre, lasciando un vuoto incolmabile tra i tanti appassionati di questo sport. Lo aveva preceduto Nello Bellei, un altro dei miti del Sesana, con il quale aveva effettuato infinite e spettacolari sfide.
Un'altra rivalità memorabile era quella tra Vivaldo e Brighenti, come Coppi-Bartali. Una rivalità quest'ultima legata ai rispettivi cavalli: Tornese, il «biondo» e Crevalcore il «moro». La rivalità con Brighenti era paragonabile a quella fra Coppi e Bartali. Fra Diecione e il «Pilota» c'era comunque grande rispetto. Tanti anni dopo il proprietario di Delfo, tolse il celebre cavallo a Brighenti per affidarlo a Vivaldo. Quando arrivò in scuderia disse: «Ma io che c'entro con Delfo? Questo è suo», riferendosi a Brighenti. Poi comunque riuscì ad addolcirne il carattere e a trionfare nel Campionato Europeo a Cesena. .
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